I benefici dell'uso dell'Aspirina nell'infarto del miocardio sono ridotti dall'uso delle statine nei pazienti senza malattia cardiovascolare aterosclerotica
Una meta-analisi ha evidenziato che l'impiego di Aspirina ( Acido Acetilsalicilico ) per la prevenzione dell'infarto del miocardio appare essere ridotto dall'uso concomitante delle statine, farmaci ipocolesterolemizzanti, nei pazienti senza malattia cardiovascolare aterosclerotica ( ASCVD ) senza influenzare il rischio di sanguinamento maggiore.
Nel 2019, le Lineeguida statunitense avevano indicato che l'Aspirina avrebbe dovuto essere impiegata raramente nella prevenzione primaria di routine della malattia aterosclerotica cardiovascolare a causa della mancanza di chiari benefici.
In tempi più recenti la US Preventative Services Task Force ha approvato queste precedenti raccomandazioni per la prevenzione primaria negli adulti di età compresa tra 40 e 59 anni con un rischio di malattia cardiovascolare a 10 anni pari o superiore al 10%.
Mentre storicamente si riteneva che l'Aspirina riducesse il rischio di infarto del miocardio, nel contesto di altre strategie farmacologiche, come le statine, un'analisi ha concluso che l'effetto dell'Aspirina sul rischio di infarto miocardico risulta significativamente attenuato, mentre le principali complicanze di sanguinamento e ictus emorragico vengono mantenute.
Nell'attuale meta-analisi, i ricercatori hanno esaminato l'impatto sull'impiego di Aspirina con e senza statine, in particolare nelle persone senza malattia arerosclerotica cardiovascolare ma a diversi livelli di rischio.
I livelli di rischio andavano da molto basso ( inferiore a 5% ) a molto alto ( superiore a 30% ).
La meta-analisi ha riguardato studi in cui ai pazienti era stata prescritta l'Aspirina ed erano stati seguiti per almeno 12 mesi.
Sono stati determinati gli esiti cardiovascolari, il sanguinamento maggiore e la mortalità nell'arco di 5 anni in base al livello di rischio.
Sono stati presi in esame 16 studi con 171.215 pazienti di età media 64 anni ( 46% donne ).
L'impiego della sola Aspirina è risultato associato a un rischio inferiore del 15% di infarto del miocardio ( rapporto di rischio, RR = 0,85, IC 95% 0,77 – 0,95 ) senza riduzione tuttavia della mortalità.
E' stato riscontrato un rischio più elevato di sanguinamento maggiore con l'Aspirina ( RR = 1,48; IC 95%, 1,32 – 1,66, p inferiore a 0,001 ).
E' stato stimato che la monoterapia con Aspirina nei pazienti con un rischio molto basso di malattia aterosclerotica cardiovascolare potrebbe essere correlata a 3 infarti del miocardio in meno ogni 10.000 pazienti, ma a 21 emorragie maggiori in più.
Se l'Aspirina viene assunta in combinazione con una statina, ci sarebbe solo 1 infarto del miocardio in meno ma 20 emorragie maggiori in più.
Nel caso di rischio di malattia atertosclerotica cardiovascolare molto alto, la monoterapia potrebbe portare a 49 infarti miocardici in meno ma a 98 sanguinamenti maggiori in più.
Quando l'Aspirina è assunta in combinazione con una statina, ci sarebbero 37 infarti miocardici in meno ma 94 sanguinamenti maggiori in più.
In conclusione, tra gli adulti che non presentavano malattia aterosclerotica cardiovascolare, l'impiego delle statine assieme all'Aspirina è apparso attenuare in una certa misura il beneficio clinico dell'Aspirina ma senza influenzare il rischio di sanguinamento, indicando che il rischio di sanguinamento maggiore con l'assunzione di Aspirina superava i suoi benefici a tutti i livelli di rischio di malattia aterosclerotica cardiovascolare. ( Xagena2023 )
Fonte: JACC Advances, 2023
Cardio2023 Endo2023 Farma2023